Il giornalismo italiano è diventato pigro, un po' per i soldi che mancano e un po' perché dopo 20 anni seduto alla stessa poltrona ti annoi, a meno che tu non sia davvero un fuoriclasse. Vale anche per il giornalismo gastronomico. Che influencer/creators abbiano riempito un vuoto lasciato dal giornalismo e/o creato dai social è dunque normale e, se posso dire la mia, è anche un dibattito un po' vecchio.
Quando sono arrivato a Torino sono rimasto spiazzato alla domanda "Tegamino o mattone?". Mi chiedevo dove fossi finito. Poi ho scoperto pro e contro di tutte e due.
Sulle pizze plant based farei l'assaggiatore incallito!
A proposito di influencer: è il termine stesso che si porta dietro una sfumatura negativa. E peccato pure siano prevalenti i termini inglesi che sembrano sempre un po' snob, compreso content creator. Però creatore di contenuti non suona benissimo in italiano, perciò siamo punto e a capo.
Apro la mail personale dopo le feste è quella di questa newsletter è in cima! E' un segno che non posso esimermi dal commentare :-D.
Concordo con la tua disamina, ogni fenomeno va analizzato e sviscerato nei suoi molteplici aspetti e spesso una sintesi estrema non è esprimibile... Di mio vorrei aggiungere un bit che non è direttamente il tema trattato nell'articolo ma che mi sembra interessante: non conosco i numeri purtroppo ma ho l'impressione che il numero di persone che gravitano attorno all'elemento centrale (in questo caso il cibo, ma si può applicare a qualsiasi prodotto) abbia superato di gran lunga quello delle persone che quell'elemento lo devono sfornare concretamente... è una sorta di piramide rovesciata dove per ogni ristoratore (nelle sue varie accezioni imprenditoriali e culinarie) ci sono n (con n grande a piacere) personaggi che gravitano attorno. Se io fossi il ristoratore potrei riflettere e dire "ma chi me lo fa fare? mo' mi metto a fare pure io l'influencer!)
Io sono una anti influencer a prescindere. Lavorando da poco nell'ambito della pizza, sono continuamente bombardata ma provo a tenere duro e continuo a ripetere ai nostri clienti che l'unica "influenza" che ci piace e' il passaparola. Come forse ricorderai sono in India, e mi ha fatto piacere leggere che hai un occhio verso il mio attuale paese. Se mai vorrai avere un insight sulle condizioni in cui lavoriamo, saro' felice di contribuire in qualche modo.
Il giornalismo italiano è diventato pigro, un po' per i soldi che mancano e un po' perché dopo 20 anni seduto alla stessa poltrona ti annoi, a meno che tu non sia davvero un fuoriclasse. Vale anche per il giornalismo gastronomico. Che influencer/creators abbiano riempito un vuoto lasciato dal giornalismo e/o creato dai social è dunque normale e, se posso dire la mia, è anche un dibattito un po' vecchio.
Quando sono arrivato a Torino sono rimasto spiazzato alla domanda "Tegamino o mattone?". Mi chiedevo dove fossi finito. Poi ho scoperto pro e contro di tutte e due.
Sulle pizze plant based farei l'assaggiatore incallito!
A proposito di influencer: è il termine stesso che si porta dietro una sfumatura negativa. E peccato pure siano prevalenti i termini inglesi che sembrano sempre un po' snob, compreso content creator. Però creatore di contenuti non suona benissimo in italiano, perciò siamo punto e a capo.
Apro la mail personale dopo le feste è quella di questa newsletter è in cima! E' un segno che non posso esimermi dal commentare :-D.
Concordo con la tua disamina, ogni fenomeno va analizzato e sviscerato nei suoi molteplici aspetti e spesso una sintesi estrema non è esprimibile... Di mio vorrei aggiungere un bit che non è direttamente il tema trattato nell'articolo ma che mi sembra interessante: non conosco i numeri purtroppo ma ho l'impressione che il numero di persone che gravitano attorno all'elemento centrale (in questo caso il cibo, ma si può applicare a qualsiasi prodotto) abbia superato di gran lunga quello delle persone che quell'elemento lo devono sfornare concretamente... è una sorta di piramide rovesciata dove per ogni ristoratore (nelle sue varie accezioni imprenditoriali e culinarie) ci sono n (con n grande a piacere) personaggi che gravitano attorno. Se io fossi il ristoratore potrei riflettere e dire "ma chi me lo fa fare? mo' mi metto a fare pure io l'influencer!)
Bello questo articolo.
Io sono una anti influencer a prescindere. Lavorando da poco nell'ambito della pizza, sono continuamente bombardata ma provo a tenere duro e continuo a ripetere ai nostri clienti che l'unica "influenza" che ci piace e' il passaparola. Come forse ricorderai sono in India, e mi ha fatto piacere leggere che hai un occhio verso il mio attuale paese. Se mai vorrai avere un insight sulle condizioni in cui lavoriamo, saro' felice di contribuire in qualche modo.
un caro saluto
Susy