Ciao. Prima di tutto, un’informazione: questo giovedì 22 giugno sarò al Pizza Village di Napoli a parlare assieme ad altri napoletani belli di come promuovere la cultura e il patrimonio della nostra città.
L'idea di questo talk è di Luciano Carotenuto (Arte in Campania), che ringrazio tantissimo per l'invito su suggerimento del grandissimo Federico Quagliuolo (Storie di Napoli).
Sarà bello ritrovarsi a chiacchierare per un paio d'ore in compagnia di altri vecchi amici come il già citato Federico, Vincenzo Pagano della tenuta Casa Caponi (sì, chiamarla pizzeria mi sembra riduttivo), Peppe Cutraro direttamente dalle sue ormai mille pizzerie a Parigi, e il boss di TikTok Errico Porzio.
Se sei a Napoli vienici a fare compagnia, dai, che ci divertiamo. Anche perché siamo alla Mostra d'Oltremare, quest'anno le posillipine acide non potranno più lamentarsi di rutti e canotte. :D
E BRAVO CLAUDIONE, TU SÌ CHE SAI COME FARCI ARRABBIARE…
Qualche settimana fa ho aperto la newsletter abbastanza irritato dalle parole di Claudio Amendola che sale sul barcone della retorica che non si trova personale nella ristorazione perché i giovani sono sfaticati. E lo confesso, anche io sono caduto nella trappola di ritenere l’attore non titolato a parlare perché entrato da poco nel mondo della ristorazione, solo perché c’era un riferimento alla trattoria Frezza aperta da qualche mese.
In realtà Amendola nella ristorazione ci lavora da dieci anni, quindi a conti fatti esperienza nel settore ce l’ha. Questo giustifica la sua uscita? A mio parere no, così come non era giustificata quella di Alessandro Borghese all’epoca o quella di molti altri ristoratori che hanno dedicato tutta la vita a questa professione.
Parliamoci chiaro, la sentenza sui giovani d’oggi che sono svogliati è una di quelle frasi standard da gap generazionale che può essere tranquillamente utilizzata come marcatore di vecchiaia al pari di “ai miei tempi…”. Lo dicevano i nostri nonni ai nostri genitori, e i loro genitori prima di loro: ogni generazione ha dovuto scontrarsi con le accuse della precedente per potersi affermare.
Il leit motiv però è diventato particolarmente ridondante da qualche anno a questa parte da quando abbiamo cominciato ad assistere alla crisi del settore della ristorazione e dell’hospitality aggravato dalla carenza di personale. Un castello di carte che si reggeva sullo sfruttamento proprio di quei giovani, perlopiù stagionali, che impiegavano le proprie energie per una busta paga sotto la soglia sindacale e qualche mazzetta quando gli andava bene. Nel nome di una “gavetta” istituzionalizzata sempre glorificata come parte di un percorso formativo obbligato (ma che non ha mai avuto un termine ben preciso).
Come ben sappiamo la crisi pandemica ha aperto gli occhi alle nuove generazioni, che si sono fatte due conti quando si sono rese conto che forse forse a impiegare il proprio cervello in altre attività più remunerative non è poi tanto male. Complice anche l’assistenzialismo, non possiamo negarlo: ma il reddito di cittadinanza è diventato un capro espiatorio troppo facile da parte di quegli imprenditori che preferiscono buttarla in politica, piuttosto che guardare il marcio in casa loro.
E di quel marcio la loro casa è talmente pregna che straborda da sotto il tappeto anche quando cercano a tutti i costi di contenerlo. Perché la cultura dello sfruttamento in cui hanno proliferato è evidente nel loro stesso linguaggio senza che essi stessi se ne rendano conto. “Non trovo personale anche se pago stipendi in regola con contributi”. (Come se ci fosse bisogno di rimarcarlo in una società civile, mio caro salvatore della patria) “Le nostre paghe sono adeguate, eppure ai giovani non vanno bene”. (Adeguate a cosa? Al quantitativo di ore lavorate o alle tue tasche?) E il sempreverde “I giovani non sanno più cos’è la fatica”.
Al di là di quell’altro paradosso culturale, ovvero che il tuo personale debba sempre essere sotto una certa soglia di età (perché vuoi i giovani? perché così puoi controllare meglio la loro psiche immatura da bravo padre padrone quale sei?), è la stessa semantica adottata che rivela le male intenzioni. “Il lavoro è fatica… oggi i giovani non vogliono proprio fare i lavori che facevamo noi'' dice il Claudione nazionale. Quali sarebbero questi lavori, vorrei che ce lo spiegasse, perché non mi risulta che l’attore abbia un passato da minatore in Belgio. Ma è proprio quel termine che mi dà ai nervi: la fatica, questa entità sconosciuta ai giovani.
Perché il lavoro dev’essere fatica? Il lavoro dev’essere formazione, crescita, soddisfazione, affermazione di se stessi… E certo, non può essere tutto rosa e fiori, ma non capisco perché quando si parla del business della ristorazione l’accento si concentra invece solo sulla gravosità del mestiere, e sul senso di inadeguatezza che dovrebbe investire chi non voglia sobbarcarsi quel peso.
Ma dico io, con queste premesse e questo linguaggio, secondo quale logica ti aspetti che un cristiano venga a fare la fila fuori la tua porta per avere un lavoro? Per il gusto di spaccarsi la schiena?
Se tu che mi leggi lo sai, dimmelo nei commenti. E se non lo sai, voglio comunque sapere cosa ne pensi.
DUE PODCAST SUL TEMA…
Naturalmente un discorso del genere è troppo complesso per essere affrontato in una newsletter, ma anche in un articolo di giornale, nonostante i fiumi di parole che sono stati riversati da qualche anno a questa parte. Ecco perché lo strumento migliore di approfondimento si rivela ancora una volta il podcast.
La problematica del lavoro non è una semplice equazione rapporto ore lavorate/guadagno, ma entra in un campo ancora più sensibile: i diritti negati, gli abusi subiti, spesso anche psicologici, e il benessere dell’individuo.
Di questo ne parla con dovizia particolare il podcast “Lo confesso: sono diventata choosy”. È la storia di Cinzia, che racconta con dovizia di particolari il suo periodo decennale come parte dello staff di un bar aeroportuale, le vessazioni subite e la difficoltà di uscire da un sistema che ci vuole ingabbiati in un posto fisso anche se l’ambiente di lavoro è tossico, a discapito della nostra felicità.
Ho conosciuto Cinzia per caso, su un treno in direzione Torino. Il suo ragazzo ha notato la maglietta di Che Pizza - Il Podcast che indossavo, e da lì è partita una chiacchierata sul mondo del podcasting. Cinzia mi consiglia il suo, me lo salvo tra i preferiti, torno a casa, lo ascolto. Non me ne stacco più. La sua storia è sicuramente uguale a quella di tantissime altre lavoratrici e lavoratori come lei: abusati da capi incapaci di gestire un’attività, ma troppo impegnati a esercitare il proprio dominio sui dipendenti, con strategie di terrore e di mobbing. Ma se il percorso verso la rivalsa è lungo e accidentato, è anche fatto di crescita, carattere e formazione. Cinzia ci fa vivere la sua storia, facciamo il tifo per lei, ci arrabbiamo con lei, e anche se sappiamo che alla fine ne uscirà e intraprenderà un nuovo percorso di vita, non possiamo fare a meno di pensare di quanti come lei vivano ancora la sua situazione. Questo è un podcast prezioso.
L’altro podcast che ti voglio consigliare, in maniera molto paracula, è l’ultima puntata di Che Pizza - Il Podcast con Irene Volpe. La finalista di Masterchef, oggi personal chef e consulente, è l’antitesi della giovane che non ha voglia di fare niente, visto che è stata anche un’impresa incastrare una chiacchierata tra i suoi mille impegni. Ma ne è valsa davvero la pena. E a un certo punto le rivolgo proprio la domanda su cosa pensa di questa retorica dei giovani sfaticati legata al mondo della ristorazione. La risposta è chiara e diretta.
LA PIZZA FA NOTIZIA
Selezione di news sulla pizza dall’Italia e dal mondo
L’Università del Wisconsin ha pubblicato un annuncio per formare “assaggiatori di formaggi e pizza” e pagarli 15$ l’ora. Per chi non lo sapesse, il Wisconsin è praticamente il caseificio degli States, dove si producono un gran numero di formaggi, tra cui il famoso Parmesan.
WTWH Media acquisisce PMQ Magazine, magazine statunitense dell’industria con 25 anni di attività.
Domino’s si apre all’idea di utilizzare app di delivery di terze parti per consegnare le pizze.
Nel frattempo il franchise australiano Domino’s Pizza Enterprises chiude un centinaio di punti vendita nel mondo, e abbandona totalmente la Danimarca.
Pizza Hut festeggia l’apertura del suo ristorante numero 3000 in Cina.
Il pizzaiolo Francesco Micillo ha realizzato una tavolata di 100 pizze a metro nella piazza della città di Esch, in Lussemburgo.
In Germania il lancio di Final Fantasy XVI per PS5 avviene anche tramite i cartoni delle pizze.
EVENTI E INCONTRI
Italia
A Pianibbie, contrada di Casoli nella provincia di Chieti, si terrà la sagra della pizza scima dal 22 al 24 giugno.
Anche al Comicon di Bergamo, come a quello di Napoli, ci sarà l’area Pizzacon dal 23 al 25 giugno.
Il Pizza Expo Caserta si terrà nella città della Reggia al parco Maria Carolina dal 5 al 9 luglio.
Mondo
A Curitiba, in Brasile, si terrà il primo Festival de Pizza Napolitana il 1 e 2 luglio.
A Chicago si svolgerà il Pizza City Fest by Greco il 26 e 27 agosto.
Vuoi segnalarmi un evento di pizza? Scrivimi.
LETTURE INTERESSANTI
Qui e là dal web, ma non solo
Questo pezzo di Sarah Scaparone su Dissapore fa un po’ il punto della storia della pizza gourmet (o degustazione) a partire dalla rivoluzione iniziata da Simone Padoan.
Su The Daily Meal, la strana storia dei Pizza Spin, snack dal sapore di pizza venduti dalla General Mills per un decennio e poi ritirati dal mercato.
Cose da sapere per celebrare il Detroit style Pizza Day il 23 giugno, direttamente dal sito di Visit Detroit.
Un servizio di Fox News su come la catena del Michigan Jet’s Pizza utilizza l’IA per creare nuove ricette.
Interessante come ultimamente nel mondo di lingua spagnola si faccia un gran parlare di pizza fritta. Quest’ultima settimana sono ben usciti ben tre articoli a riguardo (su El Universal e El Siglo de Durango in Messico, e El Economista in Spagna).
In occasione della dipartita di Berlusconi, T-Online ci ricorda di quando i finlandesi gli hanno dedicato una pizza sarcastica in risposta ad alcune dichiarazioni del Cavaliere sulla loro cucina.
E PER CHIUDERE CON IRONIA…
L’attrice Courtney Cox (Monica in Friends) risponde su Instagram alle critiche mosse al suo video (ironico) su come si mangia una pizza NY Style: per capire l’ossessione dei newyorchesi verso la loro amata pizza, questo è un sunto perfetto.
Ehi, ehi, ehi, non andare via! Se ti è piaciuta la newsletter lascia un cuoricino. Se non ti è piaciuta, scrivimi nei commenti perché. Vabbe’, fallo anche se ti è piaciuta. No, davvero, ci tengo: non tenerti tutto dentro per te, questi pezzi li condivido anche per sapere cosa ne pensi. E se hai amici appassionati di pizza fagliela conoscere.
Questa newsletter vuole anche essere un progetto collettivo. Se ti va di partecipare con un contributo scrivi pure a info@pizzadixit.com (e magari lascia anche un commento qui sotto, così sicuro non mi perdo la mail).
Grazie di aver letto fin qui.
Giuseppe A. D’Angelo: scrivo di pizza dal 2015 sul mio blog Pizza DIXIT e anche altrove. Dal 2021 conduco un podcast chiamato Che Pizza assieme al suo creatore Simon Cittati. Ho un gruppo Facebook chiamato Pizza Social. Nella vita mangio anche altro.
Complimenti per l'analisi innanzitutto.
C'è una cosa paradossale in quello che sta accadendo: negli anni passati i lavoratori hanno dovuto fare delle lotte per ottenere alcuni passi avanti su alcuni aspetti (dignità, orari, paga etc)... oggi, in maniera del tutto differente e slegata c'è un fenomeno che in qualche modo mira agli stessi obiettivi... a me questa cosa mi incuriosisce parecchio....
In pratica quello che prima si cercava di ottenere con metodi nei quali dovevi metterti direttamente in gioco oggi puoi ottenerlo perchè buona parte dei potenziali lavoratori versa in condizioni per le quali il lavoro non è una priorità assoluta.
In buona sostanza la frase "non hanno voglia di lavorare" andrebbe sostituita con quella "non hanno necessità di lavorare", dove per necessità intendo quella estrema, quella dove o lavori o la tua vita è al di sotto di una certa qualità dignitosa.
Queste dinamiche porteranno a scardinare le pessime abitudini dei datori di lavoro? Tempo di no! Purtroppo il retaggio che permette oggi ai giovani di stare con maggiore comodità alla finestra si esaurirà nell'arco di qualche decennio e si tornerà a formare un battente di bisognosi che darà nuova linfa al popolo degli sfruttati.
A margine (e lo dico in maniera asettica): un effetto concreto si può osservare: l'asticella della gioventù si è enormemente alzata.... oggi un 40enne spesso si autoconsidera giovane, dove l'accezione di giovane è da me intesa come "posso ancora permettermi di vivere in maniera destrutturata".
Peppe impossibile non apprezzare e amare le tue Newsletters! Personalmente le aspetto con ansia perché tratti con la tua solita verve e "frizzantezza" (passami la licenza poetica 😜) svariati temi: dalla notizia più leggera a temi più seri e importanti per quanto riguarda il mio amato odiato mondo della ristorazione. E poi ti confesso la prima cosa che faccio appena apro la tua mail 😁... Vado prima giù giu giù a leggere le curiosità dal mondo che ruotano attorno al mondo pizza e poi risalgo su ai temi più "scottanti" 😜. Quante ne sai e ti dico che le trovo una chicca e una figata pazzesca ❤️
Buona pizza a tutti