Le alluvioni in nord Italia ce lo avranno fatto dimenticare, ma a brevissimo comincia la stagione estiva. E con essa la tiritera mediatica che ormai ci stiamo portando appresso da qualche anno a questa parte. “Non si trova personale, i giovani non hanno voglia di lavorare, manca lo spirito di sacrificio” e un bla bla bla che farebbe incazzare Greta Thurnberg.
Personalmente mi ha stufato sta narrativa di imprenditori illuminati che dichiarano che “pagano lo stipendio in regola” come se fosse una cosa straordinaria (sì, ma quanto? e per quante ore di lavoro?). Soprattutto quando poi entrano in ballo persino quelli che fino all’altroieri facevano altro nella vita, come un certo Claudio Amendola che solo perché ha aperto un ristorante si sente ora in dovere di pontificare.
Si sente il livore nelle mie parole? Sarà forse che di stagioni io me ne sono fatte, e per quanto siano state tutte esperienze tremendamente formative, sotto molti altri aspetti non le raccomanderei a un giovane che dà valore al suo tempo. La parola sacrificio la riservo a quelli che si sono privati di qualcosa di molto più importante per permettere oggi ai guru dell’umiltà di vivere nel benessere e godere della libertà di parola che gli permette di sparare a zero su una generazione di cui non capiscono una beata. Ma termino la mia filippica qui e riprendo a parlare di pizza.
SOSTENIBILITÀ UN TANTO AL CHILO
È la parola del momento, di quelle che dovrebbero balzare nella top ten di fine anno dei dizionari. Ormai qualsiasi talk, qualsiasi evento gastronomico, qualsiasi festival della pizza mette il tema della sostenibilità al centro del suo cartellone.
Il che è un bene, parliamoci chiaro. Mi chiedo sempre, però, quanto il dibattito sia incentrato su casi studio o azioni da intraprendere, e quanto invece spesso ci si riempia la bocca semplicemente per essere in tendenza. Il sospetto è sempre legittimo, non per niente è stato coniato un termine come greenwashing proprio per indicare il gioco di quelle aziende che nascondono il loro reale impatto ambientale sotto il tappeto di una facciata ambientalista.
La sostenibilità passa attravero molti concetti e tra questi il più prevedibile, ma non per questo meno importante, è il regime alimentare vegano. Ho notato con molto piacere, sia al Pizza Expo di Las Vegas che al Parizza di Parigi, la notevole quantità di espositori di prodotti alimentari totalmente a base vegetale, alcuni anche dal gusto e le consistenze incredibili.
Abbandonare totalmente la carne non è facile, ma ridurne il consumo è sicuramente fattibile. Allo stesso tempo, lasciano perplesse decisioni come quella del Parlamento Europeo di vietare bevande vegetali alternative al latte nelle scuole. L’argomento è decisamente troppo complesso da affrontare in una newsletter. Sullo stile di vita sostenibile e vegano abbiamo dedicato diverse puntate di Che Pizza - Il Podcast che abbiamo realizzato con altrettanti ospiti impegnati a portare avanti le loro attività di pizzeria in nome della sostenibilità. Tra queste, segnalo particolarmente la puntata con ospite Alberto Zanrosso.
UNA PIZZA CHE È UNO SCHIAFFO ALLA MISERIA?
La sostenibilità passa anche per il food cost. Ha sollevato numerose polemiche la pizza realizzata dalla food influencer di Los Angeles Brooke Baevsky, dal costo di ben 2000 dollari. Baevsky è in realtà una chef a domicilio specializzata nel preparare cene di lusso per le celebrità. E non è nuova al postare astronomici scontrini della spesa effettuata da Erewhon, la catena di supermercati dedicata al cibo biologico e di nicchia, sui suoi profili Instagram e TikTok, su cui è conosciuta come Chef Bae.
Questa volta però i suoi follower non l’hanno presa bene, lamentandosi dello spreco di danaro e chiedendosi se fosse proprio necessario. E però, di quale spreco stiamo parlando? Dal mio punto di vista, la ricetta non fa altro che soddisfare la richiesta di un cliente ben preciso, che è disposto a spendere quella cifra - immettendo quindi denaro in circolazione - per ottenere in cambio un prodotto personalizzato. Il cui valore economico è determinato dal mercato, ma che a conti fatti nella produzione non è andato a consumare più risorse dell’usuale.
Mi soprende che da quelle parti si sia disposti ad accettare lo status symbol delle auto giganti (quelle sì, dal devastante impatto ambientale) o si riempia di iscrizioni un canale YouTube come HowToBasic (il cui leit motiv è lo spreco di cibo e la distruzione di centinaia di uova a puntata), ma si reagisca così male di fronte al lavoro di una professionista che si rivolge a uno specifico target di mercato.
Pareri contrari o favorevoli? Sono proprio curioso di leggerli nella sezione dei commenti.
LA PIZZA FA NOTIZIA
Selezione di news sulla pizza dall’Italia e dal mondo
Una pizzeria di Cesena ha donato pizze gratis agli sfollati dall’alluvione nella sua zona.
Solidarietà a Marco Santacattarina, il rider licenziato dalla pizzeria per cui lavorava per aver chiesto due giorni di permesso per andare ad aiutare gli alluvionati in Romagna.
L’artista pesarese Lorenzo Badioli dice di ispirarsi alla pizza Rossini, orgoglio della sua città, per le sue creazioni su Instagram.
Sembra che la pizza non sia più il cibo surgelato preferito dai tedeschi, rimpiazzata dalle patatine fritte.
Nella zona di Alcobendas, a Madrid, Domino’s consegnerà le pizze con una flotta di cinque robot.
EVENTI E INCONTRI
Italia
Dal 2 al 5 giugno si terrà a Bari il Pulcinella Pizza Festival, dedicato alla pizza e alla cultura napoletana.
Confermata la line up degli ospiti musicali al Pizza Village, che si terrà alla Mostra d’Oltremare di Napoli dal 16 al 25 giugno.
Mondo
Il 30 maggio a New York Gozney celebra il Manhattanhenge regalando pizze a Union Square (se non sapete cosa sia, ne ho parlato anni fa su Fanpage).
Il Boston Pizza Festival torna al City Hall Plaza il 24 e 25 giugno.
Vuoi segnalarmi un evento di pizza? Scrivimi.
PIZZA CULTURA
Curiosità e fatti storici sulla pizza.
In Giappone vendono pizze per cani. L’idea è stata partorita dalla catena di pizzerie nipponiche Pizza-La, la seconda più grande del paese dopo Domino’s. In collaborazione con l’azienda Comif Deli, specializzata in cibo per cani, hanno lanciato la Wanko Pizza Teriyaki Chicken (dove wanko vuol dire proprio cagnolino).
Dal nome si intende subito il topping: il pollo teriyaki è l’ingrediente principale, accompagnato da mais, funghi e foglioline d’alga. Anche l’impasto è insaporito dall’aroma di pollo. La pizza è venduta surgelata, da scongelare prima in frigo per sei ore, e poi riscaldata per 50 secondi nel microonde (per non renderla troppo bollente e nuocere al palato del cane).
Nonostante sia pensata per essere leggera per l’apparato digestivo canino, la pizza sembra incontrare anche i gusti degli esseri umani. C’è chi infatti l’ha provata, trovandola anche piacevole.
PODCAST E CIBO
Come mangiavano gli antichi Romani? Come si stava a tavola nel rinascimento? È questo l’incipit di A tavola con Giulio Cesare, simpatico podcast di Daniela Zeziola che indaga sulle origini dei piatti più famosi e sulle abitudini alimentari delle popolazioni del passato.
Tra i vari podcast di divulgazione sulla cultura gastronomica, trovo quello di Daniela sicuramente il più leggero nel trattare la storia della nostra alimentazione. In maniera molto lineare i vari episodi tracciano un percorso delle pietanze che parte dal passato fino ad arrivare ai giorni nostri. La narrazione è semplice, non pesante, e non ha la pretesa di voler smontare leggende sul cibo, come è d’abitudine oggi nel mondo della divulgazione scientifica: anzi, gioca sempre sul confine tra mito e storia.
Da un certo punto in poi Daniela ha registrato puntate in modalità intervista per la sua trasmissione radiofonica, spesso con colleghi podcaster che si occupano di tutt’altro, ma riuscendo sempre a tracciare un parallelo tra la loro attività e il loro legame col cibo. Forse sarò un po’ troppo di parte, visto che in una di queste interviste ci siamo anche io e Simon in una puntata tutta dedicata alla pizza. Vabbè, ma uno avrà pure il diritto di frusciarsi un po’…
E PER CHIUDERE CON UNA GRATTATINA…
Davvero simpatica la campagna di marketing della pizzeria neozelandese Hell Pizza, che ha giocato sul concept di “buy now, pay later” creando l’”Afterlife Pay”. Ovvero, ordina ora la tua pizza, la paghi quando sarai morto. Offerta però riservata ai primi 666 acquirenti.
Se il numero demoniaco non è sufficiente, il tono del loro video di lancio fa pensare a una campagna che sarebbe stata perfetta per il periodo di Halloween…
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Grazie di aver letto fin qui.
Giuseppe A. D’Angelo: scrivo di pizza dal 2015 sul mio blog Pizza DIXIT e anche altrove. Dal 2021 conduco un podcast chiamato Che Pizza assieme al suo creatore Simon Cittati. Ho un gruppo Facebook chiamato Pizza Social. Nella vita mangio anche altro.
D'accordo su tutti i punti, meno che sulla pizza da 2000 dollari. Non perché io sia una fanatica della Margherita (sai che mi sbizzarrisco con i topping) ma mi sembra esagerato e assurdo. Poi andando a vedere la pizza in questione è anche bruttina. Sembra che abbia scelto a caso gli ingredienti più costosi per andarli a buttare su una pizza (fatta male). Se devo pagare questa cifra, deve essere la perfezione della perfezione. Non è nemmeno passata da Napoli per prendere l'acqua miracolosa 🤣