11 Commenti
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Avatar di Ricciriccia

Peppe, innanzitutto è sempre un immenso piacere svegliarmi e trovare le tue e-mail! Adoro leggerle mentre sono ancora intenta a cercare di aprire bene gli occhi e destarmi completamente perché sono di una leggerezza e scorrevolezza nonostante le tematiche più o meno serie. Per quanto riguarda il boicottaggio credo sia una reazione istintiva di chi come noi, vuoi perché vecchia generazione, vuoi perché sensibili, interessati, curiosi, ha ancora un interesse reale nei confronti del mondo che lo circonda, delle dinamiche che lo contraddistinguono. Oggi le persone sono in larga parte distratte, non hanno il minimo interesse in questioni che vanno al di là del video virale del giorno, di un selfie ben riuscito, o dei like raggiunti dal proprio video su tik tok!. Questioni "d 'onore" come quella del boicottaggio siamo in pochi a farle ma ti dico che giusto o non giusto nei confronti del contesto che ruota intorno (personale, posti di lavoro ecc) l istinto punitivo prevale nei confronti del locale e di chi lo rappresenta. Che poi effettivamente di queste battaglie ce ne rendiamo conto solo noi perché l ipotetico titolare di turno manco se ne è accorto che magari manchiamo da un po' è una cosa che fa sorridere. io porto da anni avanti un mio "boicottaggio" ma fidati, mi danno ed innervosisco solo io perché fidati dall altea parte nn sanno nemmeno che esisto 😂.

P. S. Sempre interessanti e fighissime tutte le news, info varie e chicche che dispensi a fine newsletter.

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Avatar di Giuseppe A. D'Angelo

Grazie mille dei tuoi apprezzamenti, Simona, mi fa molto piacere! Eh sì, meglio un boicottaggio ignorato ma fedele ai nostri valori che l'indifferenza. Sono contento che apprezzi le sezioni aggiuntive, anche perché mi manca non avere tempo per la rubrica delle news dal mondo che realizzavo un tempo. Scriverla era estenuante, ma sto pensando a un modo per farla ritornare...

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Avatar di Cristiano Guidetti

Bella e interessante lettura, che mi sono goduto dall'inizio alla fine 👏 Il tema principale è molto controverso, come hai fatto notare tu, ma personalmente faccio lo stesso. Sono anni che boicotto - anche da solo - realtà più disparate. Insulti omofobi e razzisti sono le prime cause, ma anche altre situazioni. Per farti un esempio, quando vivevamo a Tarragona, io e Silvia abbiamo smesso di andare in un ottimo ristorante peruviano perché una sera ci disse esplicitamente che da quella volta in poi avrebbe accettato solo contanti perché lo Stato... le tasse... ecc... ecc... Noi eravamo clienti abituali, a volte si pagava in contanti a volte con carta, ma questa presa di posizione in cui disse proprio: "Da oggi dico che il pos è rotto, a tutti, turisti e residenti", fu una caduta enorme. E perse - con grande tristezza per il nostro palato - 2 clienti.

Insomma, io delle piccole battaglie, spesso contro mulini a vento, le combatto. In solitaria, perché come sottolinei tu, non so se sia giusto coinvolgere altri, ci sono dipendenti che vivono di quello stipendio ad esempio. Ho tanti dubbi, sono onesto.

Grazie per la bella riflessione!

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Avatar di Giuseppe A. D'Angelo

Grazie a te per averla letta e commentata! Sulla questione contanti sfondi una porta aperta con me. Una volta sono venuto alle mani - o meglio, le ha alzate su di me - con un commerciante che insisteva che non aveva bisogno del POS per farmi pagare, e sosteneva che io lo stavo derubando quando semplicemente non avevo contanti e volevo esercitare il mio diritto, per legge, di pagare con la carta. Non ti racconto i dettagli, ma ha assunto atteggiamenti da camorrista nei miei confronti. Io, con molta rabbia, ho difeso la mia posizione fino all'ultimo, fino a quando non è scattato e mi si è lanciato addosso. Dopo essere riuscito a fuggire il primo pensiero è andato subito alla polizia a fare denuncia. Peccato che sia stato proprio chi la doveva raccogliere che mi ha fatto desistere dal farla insistendo su come si sarebbe andato sul penale e io, che non avevo nemmeno un testimone oculare, ho rinunciato per evitare di imbarcarmi in un processo. Col senno di poi ho capito che il poliziotto semplicemente non aveva voglia di redigere la denuncia, ma fa niente: per me l'importante era stato mantenere il mio punto fermo di fronte al commerciante che stava operando intimidazione su di me.

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Avatar di Alessandro Vannicelli

ciao, capisco il tuo dubbio, dietro al titolare di un'azienda ci sono i suoi dipendenti, sono però altrettanto convinto della positività di un attivismo dei consumatori. In qualche modo, ne parlo involontariamente anche nella mia newsletter di questa settimana, della differenza che il singolo e una comunità di consumatori possono fare creando un mood culturale che faccia seguire di pari passo, dei cambiamenti da parte delle aziende. Ho scoperto, andando a ricercare, che Brayden King della Kellogg school of management ha studiato i casi di 133 boicottaggi avvenuti tra il 1990 e il 2005. E ha scoperto che un quarto delle aziende boicottate ha effettivamente modificato il proprio comportamento in risposta alle proteste. Qui l'articolo: https://www.theatlantic.com/ideas/archive/2023/06/bud-light-boycott-consumer-effect/674446/

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Avatar di Giuseppe A. D'Angelo

Grazie del tuo commento, Alessandro! Anche io sono convinto che l'attività del singolo abbia comunque valore, perlomeno per la persona che compie il boicottaggio. Naturalmente se si può collettivizzare in maniera ordinata (quindi non operando con shitstorm che non ci descrivono molto bene come società) l'impatto può essere notevole e sì, l'orientamento deve essere al cambiamento, non al danno.

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Avatar di Antonio Di Bacco

Il rispetto vale più di tutto, anche della qualità dei prodotti che vendi. Verso i clienti e verso la comunità.

Preferisco andare a fare spesa da chi offre oltre ai suoi prodotti anche la cortesia e l'educazione e boicottare invece chi tratta i clienti con arroganza sulla base del principio che tanto altri clienti riempiranno il suo portafoglio. ;-)

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Avatar di Giuseppe A. D'Angelo

E se tutti seguono questo atteggiamento, questo può portare a un significativo cambio di direzione da parte dell'attività (se lo capiscono)

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Avatar di Antonio Di Bacco

Meno transazioni più relazioni!

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Avatar di Michele Pinto

La tematica va affrontata su due macroaspetti: l'opportunità e l'efficacia. E' la prima che guida, sulla seconda possiamo sperare che la nostra azione abbia un qualche effetto, ma non può essere essa il fattore dirimente.

Quante volte ci sentiamo dire: "che la fai a fare la differenziata, tanto non la fa nessuno" o "che lo cerchi a fare il cestino dei rifiuti, tanto tutti buttano la carta a terra" e potrei fare tanti altri esempi, eppure queste considerazioni non ci dispensano dal mettere in atto l'azione corretta quando l'abbiamo valutata tale, perchè in realtà l'apparente risultato di un collettivo è frutto del comportamenti dei singoli.

Non sono poi d'accordo sulla "sacrosanta" libertà di espressione; non tutto può essere derubricato ad opinione e ci sono atteggiamenti e posizioni oggettivamente negative che vanno contrastate e l'omofobia e sicuramente una di esse.

Infine una considerazione sulla tutela dei lavoratori: quando scegliamo un gestore telefonico in luogo di un altro, quando optiamo per il vettore A invece di quello B per fare un viaggio, etc, ci poniamo il problema che stiamo penalizzando i lavoratori dell'opzione non selezionata? NO, perchè stiamo esercitando il nostro diritto di scelta sulla base di una serie di criteri personali (gusto, costi, appeal etc) che ci appaiono e sono legittimi. Perchè mai se la scelta di non comprare un prodotto/servizio avviene per ragioni etiche devo invece pormi il problema? L'etica non fa parte dei criteri di selezione che ognuno di noi mette in atto quando ha il cappello di consumatore? Direi di sì!

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Avatar di Giuseppe A. D'Angelo

Ciao Michele. Giusta considerazione la questione della scelta di un cliente A rispetto a un cliente B, però si tratta di una selezione per motivazioni differenti. Io scelgo A perché magari tra le opzioni di mercato è la migliore per un dato servizio, ma non rifiuto a priori B per motivazioni che prescindono dal servizio che mi offre. Consideriamo inoltre che non tutte le attività sono comparabili. Nel caso della ristorazione, ad esempio, il fatto che io possa essere cliente di A un giorno non preclude che io possa essere cliente di B il giorno dopo.

Sono naturalmente d'accordo che l'etica sia un fattore fondamentale, non è la prima volta che rifiuto di andare in un ristorante per diversi motivi, esattamente come non compro da un brand che non si allinea con i miei valori. Il discorso boicottaggio però è differente, perché l'azione non implica semplicemente il non frequentare un brand, ma di dichiararne apertamente le motivazioni e ispirare magari anche un'azione collettiva nell'ottica di ottenere un cambiamento. Bisognerebbe però avere ben chiaro il tipo di cambiamento che si ha in mente. Se, inconsciamente, l'idea è quella di fare un danno al proprio target (esempio nel caso di un ristorante, di farlo chiudere) allora si deve tenere bene in mente che quel danno si estenderà anche a personale che non ha colpe. Poi, chiaro, in una visione del mondo bianco/nera ci si può nascondere dietro l'idea che se lavorano per quella persona sono complici del suo pensiero, ma nella vita reale sappiamo che molti sono spinti dal bisogno. Anzi, tutti noi lo siamo: ognuno di noi ha bisogno di lavorare e, a meno che non seguiamo un percorso di carriera o di vita ben preciso, è difficile che nella nostra piramide delle priorità per cui decidere di lavorare per un'azienda al vertice ci siano i valori che condivide con noi. Anzi, sarebbe interessante fare un esercizio di pensiero: come reagiremmo se l'azienda per cui stessimo lavorando attualmente fosse sotto attacco di boicottaggio per motivazioni che condividiamo anche? Ci licenzieremmo noi per primi, o temeremmo invece di perdere il lavoro?

Completamente d'accordo anche che omofobia e altre posizioni negative vadano contrastate, ma resta il fatto che, per quanto negative certe idee, fino a che non inducano alla violenza debbano poter continuare ad essere espresse. Chi le esprimerà si prenderà la responsabilità delle sue parole - in questo caso boicottaggio e riprovazione pubblica, come avvenuto a Di Caprio - ma il peso di questa responsabilità è pari all'importanza di un diritto da considerare inalienabile. Sarebbe troppo facile se ci fosse un manuale delle cose da poter dire e non poter dire ma ahinoi, questi sono i semi che rendono la terra dell'autoritarismo fertile. E, anche se non ci piacciono certe idee e le troviamo giustamente riprovevoli, nessuno di noi vorrebbe vivere in una società in cui dover temere l'espressione del proprio pensiero. È una cosa di cui sono fermamente convinto: preferisco la libertà di parola delle famose "legioni di imbecilli" alla dittatura del politicamente corretto.

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