La pizza streamer che rivoluziona il marketing su Twitch
e c'era davvero bisogno di un'altra classifica sulla pizza?
Di cosa parliamo in questo numero:
PizzaPrincessG promuove la pizzeria di famiglia su Twitch
Che cosa ci racconta la classifica The Best Pizza Chef
Ultime da Dave Portnoy e altre letture interessanti sul web
Le notizie di pizza da tutto il mondo
Chi si ricorda la Bella Napoli di Abatantuono?
Ciao sono Peppe, e ti confesso una cosa: sono stato per un bel po’ indeciso su quale avrebbe dovuto essere la main headline di questa newsletter. Inizialmente volevo giocarmela sulla critica all’ennesima classifica di pizza: è un argomento molto clickbait che suscita sempre grossa attenzione. Ma alla fine il mio (poco furbo) amore per il contenuto vince sempre e ho ritenuto che la storia di Giuliana Calascibetta fosse molto più interessante. Almeno a mio parere: spero che piaccia anche a te.
C’ERA UNA VOLTA UNA PRINCIPESSA…
Uno dei momenti più curiosi del mio primo Pizza Expo di Las Vegas quest’anno è stato quando ho incrociato questa coppia di giovanissime ragazze con una polo rosa che recitava sulla schiena “The #1 Pizza Streamer on Twitch”. Le ragazze giravano con uno smartphone su un gimbal e stavano chiaramente documentando l’intero evento. Il primo pensiero che ho avuto è stato “prima o poi doveva succedere che qualcuno creasse un canale Twitch dedicato alla pizza” e anzi, vedere quel #1 mi dava a intendere che ce ne potessero essere anche altri. Non ho abbastanza tempo né sono abbastanza interessato per frequentare la piattaforma, come tanti ho avuto il mio periodo pandemico, ma poi è morta lì quando la frenesia è tornata.
In realtà, dietro quelle magliette c’era qualcosa di molto più grosso. Dopo aver incrociato le ragazze un paio di volte in giro, le ho avvicinate per chiedere loro finalmente di cosa trattasse il canale. E lì la bomba. Le due non erano semplicemente delle reporter appassionate di pizza.
La ragazza sulla sinistra si chiama Giuliana Calascibetta, quella sulla destra è sua sorella Bianca. Insieme, gestiscono un intero progetto chiamato PizzaPrincessG. La princess in questione è Giuliana: una giovanissima pizzaiola che lavora nella pizzeria di famiglia Cam’s Pizzeria, a Rochester, nello stato di New York. L’eredità italo-americana è evidente nei loro nomi.
Il progetto PizzaPrincessG si dipana su diversi canali di comunicazione: Twitch, Instagram, YouTube, TikTok e un curatissimo sito web. Ma partiamo da Twitch. Dove Giuliana va in livestreaming ogni giorno e documenta il lavoro della pizzeria assieme al padre. Quando fa la pizza, la camera inquadra il bancone con un’ampia angolatura per riprendere tutta la fase di produzione dalla preparazione alla cottura (i clienti sono sempre fuori campo, non si vedono in volto). Quando è in pausa, risponde continuamente alle domande dei suoi spettatori. In tutto questo, gestendo quelle che sono le pratiche di gamification di Twitch che portano subs, hype train e altre cose che non sto nemmeno a nominare perché non voglio fingere una conoscenza della piattaforma che non ho. Ma che sono parte della struttura di monetizzazione del sistema con cui gli streamer si guadagnano da vivere.
All’Expo la sorella di Giuliana, Bianca, con molto entusiasmo ci ha tenuto a dirmi che il canale Twitch era tra quelli che stava avendo la crescita più rapida sulla piattaforma (lo stesso entusiasmo che gronda da ogni singolo secondo delle livestream, tra l’altro). Al momento in cui scrivo il canale conta 118K followers: che sembrano pochi se paragonati agli streamer più popolari, ma che in realtà sono un numero enorme considerato il tipo di contenuto in una piattaforma dominata da gaming e ASMR. Tanto è vero che questo risultato è stato premiato dall’azienda stessa, che appena una settimana fa ha nominato Giuliana Twitch Ambassador.
Nella stessa settimana è arrivato un ulteriore riconoscimento: la copertina di PMQ Pizza Magazine, uno dei due magazine di riferimento sull’industria della pizza negli Stati Uniti. Ho assistito in diretta al momento in cui Giuliana riceveva da sua sorella la copia appena uscita mentre era in stream col padre, con tutti i festeggiamenti del caso. Mentre Giuliana leggeva ad alta voce il lungo articolo dedicato, Bianca spiegava come questo traguardo fosse ancora più importante dato che la rivista ha appena attuato un intero restyling e hanno scelto la Pizza Princess come protagonista per lanciarlo.
La vita social di Giuliana però non è relegata solo all’interno di Twitch. Su Instagram (113K follower) la pizzaiola pubblica reels in cui realizza le pizze per i suoi clienti. In ogni reel inizia immancabilmente facendo volteggiare l’enorme impasto per la New York style prima di deporla sul bancone e cominciare a condirla: tutta la scena è sottolineata dal suo eterno sorriso. Spostandoci su YouTube (38.7K iscritti) troviamo vlogging, videoricette e serie tematiche dove Giuliana dispensa consigli per la sua generazione o racconta la sua cultura italo-americana. Queste playlist sono elegantemente raccolte in un curatissimo sito di presentazione, portfolio di tutte le attività dei suoi canali.
Di solito si dice che dietro un grande uomo ci sia una grande donna. Qui, dietro una grande donna, c’è una grande sorella: è proprio Bianca a curare l’intera comunicazione di Giuliana (all’Expo mi si presentò come la sua manager, ma non c’era nessuna pretenziosità nelle sue parole) e a gestirne le pubbliche relazioni. La community di Giuliana lo sa bene: se anche i suoi canali sono focalizzati su di lei, l’esposizione è infatti per l’intera famiglia. I complimenti per il traguardo del magazine sono stati altrettanto unanimi nei confronti di Bianca per il suo lavoro di pr, così come molte delle attenzioni sono rivolte verso il padre Cam, titolare della pizzeria.
E la realtà è che l’intero progetto PizzaPrincessG è diventato per Giuliana un eccellente strumento di marketing per promuovere l’attività di famiglia. E, come spesso accade, tutto ha avuto origine dalla pandemia: Giuliana ha usato Twitch per contrastare la solitudine del lockdown che la teneva lontana dai clienti semplicemente per il divertimento di mostrare il suo lavoro e sentirsi connessa con il mondo. Oggi il canale è per lei un perfetto strumento per mostrare non solo le sue doti di pizzaiola, ma anche le sue capacità manageriali e di marketing. La community del suo personal brand è la community di Cam’s Pizzeria e della sua famiglia. Ed è l’ennesima dimostrazione, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che la retorica dei “giovani che non hanno voglia di lavorare” è una favola inventata dai vecchi dell’hospitality che non sono più in grado di stare al passo con l’evoluzione del business. Giuliana dimostra che i giovani non solo hanno voglia di lavorare, ma lo fanno giocando secondo le loro regole. E divertendosi.
(per approfondire, consiglio questa intervista a Giuliana su PMQ Pizza Magazine)
MA DI QUANTE CLASSIFICHE DI PIZZA ABBIAMO BISOGNO?
Le ultime tre settimane sono state particolarmente intense nel panorama delle classifiche. Prima è uscita la 50 Top Pizza globale. Pochi giorni fa il Gambero Rosso ha annunciato la sua annuale guida delle pizzerie con l’assegnazione degli spicchi. Nel mezzo, durante la settimana, è stata rilasciata per la prima volta la nuovissima classifica The Best Pizza Chef.
È stata proprio questa classifica a crearmi un momento di tedio, facendomi porre la fatidica domanda: ma perché continuiamo a pubblicare classifiche di pizza, pizzaioli e pizzerie tra cui dobbiamo destreggiarci? Soprattutto se consideriamo che ogni volta che ne esce una, questa oscura quella precedente, grazie al sempre ottimo lavoro dei media che fanno la corsa a pubblicare il titolone “e il miglior pizzaiolo del mondo è…”.
Chi mi segue da altri canali sa che ho sempre mostrato un’avversione verso il concetto di classifica in ambito gastronomico (ma non solo). E l’uscita di The Best Pizza Chef mi aveva stimolato a scrivere un pezzo ipercritico sulla newsletter, con esattamente i toni che state leggendo ora. Senonché ho avuto un momento di rinsavimento.
Ho pensato che parlarne senza cognizione di causa solo per il gusto di criticare non aveva molto senso. Per cui, tramite una conoscenza, sono entrato in contatto con il direttore di The Best Pizza Chef Antonio Ruotolo. Che è stato disponibilissimo a rispondere a tutte le mie domande nonostante gli avessi premesso l’approccio critico della mia inquisizione. “Fai benissimo, la critica occorre sempre”, mi ha risposto.
Quella che ne è uscita fuori è stata un’interessantissima chiacchierata che spero presto di pubblicare in formato podcast (al momento in cui scrivo sto aspettando la liberatoria di Antonio). Ma la sintesi è: The Best Pizza Chef è una classifica che premia i pizzaioli votati non solo da un pool di referenti, ma anche da altri pizzaioli. Ed è questo che la contraddistingue.
È lo stesso ragionamento che da anni porta avanti l’intera organizzazione The Best Chef fondata nel 2015 dalla neuroscienziata polacca Joanna Slusarczyk e il gastronomo italiano Cristian Gadau. Il primo award ha radunato una compagine di votanti presi dal nutrito mondo dei gourmand e della comunicazione food, i quali hanno nominato 100 chef meritevoli di essere in classifica, per poi selezionare tra questi i loro 10 preferiti con una votazione da 10 a 100. A questa votazione si è aggiunta poi quella degli chef stessi che, non potendo votare se stessi, hanno dato le preferenze ai loro colleghi. Il calcolo matematico del punteggio ha determinato poi la classifica.
Antonio mi ha spiegato che a partire dalla seconda classifica, agli chef della prima edizione si aggiungono poi 100 nuovi nominativi: e così via di anno in anno, i classificati dell’anno precedente, automaticamente in gara, si vedono affiancati da nominativi nuovi. Con questo sistema, l’obiettivo è quello ogni anno di scovare talenti nuovi e meno conosciuti dell’alta cucina. Lo stesso obiettivo che ci si pone con la classifica dei pizzaioli.
Se infatti si tratta solo del primo anno, devo dire che questa classifica mostra già numerosi volti di interesse. Certo, le prime posizioni sono dominate dai soliti noti: il podio è stato conquistato da Franco Pepe, Francesco Martucci e Gabriele Bonci (i loro meriti li conosciamo bene). Ma già a seguire troviamo anche nomi internazionali. E devo dire che la percentuale di non italiani è notevole, così come si evidenzia una maggiore presenza femminile, rispetto alla 50 Top Pizza (non me ne vogliano questi ultimi, ma se ci si afferma come la classifica più prestigiosa al mondo il paragone mi sembra obbligatorio).
Ho chiesto ad Antonio quali sono gli obiettivi futuri per la classifica e come la vede fra dieci anni. The Best Pizza Chef punta comunque a strutturare anche eventi live, ma dal punto di vista del ranking mira sempre a scovare, con l’aiuto degli altri professionisti, nomi interessanti nel panorama pizza mondiale. A questo punto devo dire che torno a essere curioso anche io.
E tu che ne pensi delle classifiche? Interessanti o inutili? Scrivimelo in un commento.
LA PUNTATA DELLA SETTIMANA DI CHE PIZZA - IL PODCAST
“Abbiamo cominciato con il botto” dice Juan Abanto, il primo ospite della quarta stagione di Che Pizza Podcast. Juan è un vecchio amico che ha già fatto una piccola comparsata nel Summer Break della seconda stagione. Ma con lui abbiamo voluto approfondire il suo lavoro di pizzaiolo freelance: un mestiere che si è costruito con determinazione partendo dalla sua passione per la pizza fatta in casa e portandola per “eventi in luoghi meravigliosi”. Ma quello che può sembrare un lavoro dei sogni che chiunque si destreggi un po’ con gli impasti possa fare nel tempo libero, è in realtà un impegno a tempo pieno che nasconde molte più difficoltà di quanto si possa pensare. Ed è proprio questo aspetto che approfondiamo con Juan.
È un argomento che in realtà avevamo già affrontato due anni fa nella prima stagione parlando con Lorenzo Gardani de La Cornice del Gusto, anche lui pioniere in questo campo. E di pionerismo parlerò proprio in un prossimo articolo per il mio blog che sto rimuginando da un bel po’ (e che spero di riuscire a trovare il tempo per scrivere…).
COSÌ TANTI ARTICOLI, COSÌ POCO TEMPO…
Letture interessanti qui e là dal web, ma non solo
Partiamo da Dave Portnoy, il controverso pizza influencer americano di cui abbiamo parlato qualche numero fa. Lo abbiamo lasciato che stava per lanciare il suo primo One Bite Pizza Fest a New York. Nel frattempo il Washington Post ha scritto un articolo al vetriolo sul perché le pizzerie partecipanti volessero associarsi a un “misogino razzista” senza dargli diritto di replica; il food antagonist Joe Rosenthal ha messo su il suo impianto accusatorio su Instagram; e lo chef Kenji Lopez-Alt ha invitato le pizzerie a ritirarsi dal festival. Il giorno dell’evento ci si è messa pura la pioggia. Nonostante tutto, il One Bite Pizza Fest è stato un successone con oltre 5000 partecipanti. Eater fa un ottimo resoconto dell’intera vicenda con tutti i link del caso.
La pizza di New Haven sta conquistando il mondo. Ma se non sai di che si tratta, leggi questo pezzo su Boston.com.
Lo avevo già scritto in passato: anche a New York gira la leggenda che lì la pizza sia più buona per via dell’acqua (noi napoletani facciamo scuola dappertutto).
Sei un fan dei dati? Sono usciti ben due report: uno sul mercato mondiale della pizza surgelata, e un altro sul mercato della pizza in generale a livello globale. Ma occorre pagare per poterli leggere.
Questo articolo di Atlas Obscura parla della “pizza alla napoletana” riportata nel libro di Pellegrino Artusi che era in realtà una pizza dolce, anche se fa un po’ di confusione quando parla di radici storiche.
Nel momento in cui si fa di tutto per bandire la plastica monouso, ha ancora senso il pizza saver, il piccolo affarino di plastica che si usa nei cartoni delle pizze nordamericane per separare il coperchio dalla pizza? Ne dibattono a Windsor, in Canada.
E visto che siamo in Canada, c’è chi giura che una volta esisteva una pizza Montreal-style, ma ora si stia dimenticando.
Intanto in Argentina temono che la popolarità della pizza napoletana metta in crisi la tradizione dello stile nazionale. Ebbene sì, tutto il mondo è paese.
Vuoi conoscere tutto su Thom Elliot, il co-fondatore di Pizza Pilgrims? Leggi questa sua intervista sul Financial Times.
Infine, non si tratta proprio di pizza, ma mi è piaciuto molto questo pezzo su Cibo Today sulla piadineria con la fila più lunga della Romagna.
LA PIZZA FA NOTIZIA
Selezione di news sulla pizza dall’Italia e dal mondo
Spontini sta sperimentando il food truck per portare in giro la pizza al trancio milanese.
Pizza Pilgrims, la sopraccitata catena di pizzerie in UK, ha aperto a Leeds.
La catena americana Marco’s Pizza sta testando i pod automatici per il delivery.
Una coppia di ragazzi da Domino’s si licenzia in diretta su TikTok mollando il locale aperto e in preda alle richieste, perché gli unici presenti del personale. Successivamente spiegano come quello store fosse sotto staff (e sottopagato) da tempo.
Invece in India, a Bangalore, c’è chi riesce a farsi consegnare la pizza da Domino’s anche in mezzo al traffico
L’ambasciata italiana a Vienna ha fatto rimuovere l’insegna di una pizzeria dedicata al capo dei capi di Cosa Nostra.
EVENTI DI OTTOBRE
Italia
Il 2 e 3 ottobre si terrà al Roma World il quarto Trofeo di pizza romana “Ritorno alle origini”.
Dal 3 al 5 ottobre si terrà a Pomezia la XXI edizione della Coppa del mondo di pizza.
Dal 20 al 22 ottobre ritorna La Città della Pizza a Roma, in zona Arco di Travertino.
Mondo
Il 13 ottobre a Sant’Antonio, in Texas, ci sarà la prima edizione del Sant’Antonio Pizza Festival.
Il 15 ottobre si terrà il Chicago Pizza Summit 2023.
Dal 22 al 24 ottobre si terrà in Corsica il primo Campionato di pizza corsa, valevole per la classificazione del prossimo campionato francese.
E PER CHIUDERE CON NOSTALGIA…
Bella Napoli, la celeberrima pizza surgelata della Buitoni, compie 30 anni. Non potevo che approfittarne per compiere un tuffo nel passato ricordando lo spot con Diego Abatantuono e il suo metodo Capuozzo…
Ehi, ehi, ehi, non andare via! Se ti è piaciuta la newsletter lascia un cuoricino. Se non ti è piaciuta, scrivimi nei commenti perché. Vabbe’, fallo anche se ti è piaciuta. No, davvero, ci tengo: non tenerti tutto dentro per te, questi pezzi li condivido anche per sapere cosa ne pensi. E se hai amici appassionati di pizza fagliela conoscere cliccando sul pulsantino qui sotto.
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Grazie di aver letto fin qui.
Giuseppe A. D’Angelo: scrivo di pizza dal 2015 sul mio blog Pizza DIXIT e anche altrove. Dal 2021 conduco un podcast chiamato Che Pizza assieme al suo creatore Simon Cittati. Ho un gruppo Facebook chiamato Pizza Social. Nella vita mangio anche altro.