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Avatar di Gastroillogica

Un bellissimo articolo. Come sempre del resto.

Ti dico quello che sta succedendo in Portogallo: i giornalisti non contano nulla. La gente non legge i giornali, si basa su Instagram e TikTok per cui da lì prendono le notizie. Dei micro-influencers hanno un seguito di alcune migliaia di persone che riescono a dirottare in una direzione o un’altra (in concreto verso un posto piuttosto che un altro).

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Avatar di Anonima Società Carbonari

Ahhh che bello! L'articolo di cui avevamo bisogno. È da un po' che ci interroghiamo sul rapporto tra stampa e ristorazione. È da un po' che ci chiediamo perché nessuno scriva qualcosa. Si è parlato tanto di food-influencer/food-blogger ecc ... evidenziando giustamente la poca trasparenza e gli scarsi confini tra pubblicità-promozione-recensione. Da queste critiche però è stato escluso il settore del giornalismo definiamolo mainstream, che (è un dato di fatto) gioca altrettanto bene sull'ambiguità tra promozione, pubblicità e recensione genuina. Abbiamo la certezza che tanti contenuti sono note testate, non segnalati come promozione, siano frutto di accordi economici (piuttosto lauti) diretti o indiretti. Questo è un punto. Poi c'è chiaramente tutto il discorso che hai fatto te sulla "potenza di fuoco" mediatica e sulle pressioni ricattatore che sistematicamente vengono fatte (è giusto parlare di ostaggi). Le storie di Pepe e Dassie sono emerse perché sono persone a loro modo influenti, con una loro "potenza di fuoco" mediatica e soprattutto con le spalle coperte (ovvero, detta in soldoni, non hanno bisogno di accaparrare ulteriore clientela). A fronte dei Pepe e Dassie, però, c'è un modo di chef, pizzaioli, ristoratori che sono costretti ad "abbozzare" perché hanno bisogno di una buona stampa. Fondamentalmente per quello che dici te: l'utenza è la stessa. È necessario fare luce sui rapporti tra stampa, ristorazione e pizzeria. È un dovere nei confronti degli utenti/lettori. Ed è un dovere nei confronti di chi fa un ottimo lavoro di stampa, trasparente e corretto (tra l'altro non c'è un regolamento dell'Ordine dei Giornalisti che vieta pratiche pubblicitarie?). Chissà che non sia il tempo di tirar fuori il lavoro giornalistico di inchiesta anche nel mondo food... Ma ci vuole coraggio!

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