Ciao. Ti avevo detto di non fidarti di me quando ho detto che avrei diviso la newsletter in due parti. Uno ci prova a ritagliarsi il tempo per fare ricerca e scrivere, però non sempre è facile. Facciamo così: dammi una motivazione rispondendo a questo semplice sondaggio qui sotto. Dai risultati capirò tante cose.
MICHELE E RONCADIN: I CONDURRO SI LANCIANO NEL MERCATO FROZEN
È stata appena annunciata la partnership tra l’Antica Pizzeria Da Michele, la celebre pizzeria di Napoli che ha generato il franchise mondiale Michele in The World; e Roncadin, colosso friuliano della pizza surgelata (di cui avevo parlato anche nella newsletter della settimana scorsa).
Prima ancora che il comunicato stampa ufficiale uscisse l’8 giugno, ne avevamo discusso nel nostro gruppo il giorno prima* nel gruppo Pizza Social, grazie a un post di Luigi Calce che aveva adocchiato il cartone con il famoso logo rappresentante nonno Michele Condurro in un banco frigo dell’Iper La Grande di Arese.
(*va detto però che il merito di aver dato la notizia prima di tutti va ad Antonio Savarese su Foodmakers con l’intervista ad Alessandro Condurro)
Dopo l’incredulità iniziale - anche da parte mia - ne è seguita naturalmente una discussione sulla qualità di un prodotto che porta un marchio indissolubilmente legato all’artigianalità, e cosa significhi questo per la reputazione del brand. C’è chi ha accusato Michele di globalizzazione, paragonandolo a marchi come Pizza Express o Starbucks.
A mio parere, invece, si è trattata di un’iniziativa che segue la logica commerciale della famiglia Condurro, che non ha mai fatto mistero di voler dimostrare che l'imprenditoria napoletana della pizza possa essere alla pari con le catene internazionali, con il valore aggiunto del know how territoriale. L’aver scelto anche come partner un brand come Roncadin*, che nel 2022 ha fatturato 155 milioni di euro grazie soprattutto alle vendite nel mercato statunitense e che ha recentemente ottenuto un finanziamento che lo porterà ad incrementare il business, la dice lunga sulle mire di espansione di un progetto di questo tipo che non farà altro che consolidare la brand awareness di Michele a livello mondiale.
(*Roncadin è anche una società benefit con una forte impronta green, e questo contribuisce anche alla brand reputation)
Ma la spiegazione migliore l’ha dato Alessandro Condurro stesso, intervenendo nella nostra discussione:
Questo è un prodotto studiato e realizzato appositamente per determinati mercati, che nulla hanno a che fare con le pizzerie. I consumatori a cui siamo abituati noi continueranno ad andare in pizzeria a mangiare la pizza. C’è però un mercato enorme, di dimensioni globali e mondiali, non certo quattro persone su facebook o il sud Italia (nel quale apposta non usciremo con la frozen) che una pizzeria non sa cosa sia, o almeno non ci va spesso come noi. Questi sono gli abituali consumatori di pizze surgelate, altrimenti non se ne produrrebbero in quantitativi sempre crescenti in ordine di milioni di pezzi al mese*. Che poi voi, io, e tantissime altre persone siamo abituati ad andare in pizzeria, questo ci sta tutto, ma è ininfluente per il successo della pizza surgelata. Ora, se, come detto, esiste un tale mercato di tali dimensioni, che esula completamente dalle pizzerie, e se gli attuali players (ripeto fino alla noia, non le pizzerie con cui non esiste il confronto e sarei un pazzo ad affermare il contrario, ma industrie del frozen, Buitoni, Cameo, Coop, Carrefour ecc.) hanno successo con un prodotto tutto sommato commestibile, perché non provarci con un prodotto di qualità? Anche Michele Ferrero aveva una piccola cioccolateria artigianale ad Alba (CN) nel dopoguerra, poi inventò, la crema spalmabile più famosa dell’universo, e state certi che se ci fosse stato FB qualcuno avrebbe scommesso sull’insuccesso dellaNutella “perché non più artigianale…Ferrero si è snaturato… solo qualità”
(*sempre nella newsletter della settimana scorsa ho pubblicato un link a un report con le previsioni di crescita del business frozen da qui al 2030)
IL MARGHERITA DAY: UN FALLIMENTO SOCIAL?
Sarà che la notizia del connubio Michele-Roncadin si è accaparrata i riflettori negli ultimi due giorni, ma stranamente quest’anno non si sono visti i canonici articoli sul festeggiamento dell’anniversario della pizza Margherita. Insomma, per quella storiella che vuole che sia stata dedicata alla regina di Savoia, eccetera eccetera.
Delle origini fittizie della Margherita ne ho parlato in tutte le salse, partendo da un approfondito articolo per Storie di Napoli tre anni fa, a cui l’anno scorso è seguito pure il video qui sotto. È una ricerca sulla quale ormai si è detto di tutto, e ancora si continua a farlo con nuove fonti e interpretazioni (come nel recente libro di Luca Cesari, Storia della Pizza).
Nonostante io stesso abbia contribuito a questo lavoro di debunking, non sono contrario di per sé all’esistenza di un mito sulla nascita della più famosa delle pizze, perché è parte integrante dell’affascinante folklore napoletano. Credo sia importante però che quando si narrano storie occorra sottolineare che si tratta, per l’appunto, di mitologia, e non spacciarle per vere, passando così dal folklore al fakelore.
E un’operazione simile è quella che mi sembra sia stata attuata con questo Margherita Day: un tentativo di lanciare una nuova giornata internazionale dedicata alla regina delle pizze. E, per carità, di suo l’idea non è per niente malvagia: se pensiamo alla miriade di festività che si dedicano nel mondo alla pizza, mi sembra anche doveroso che se ne possa adottare una che arrivi dall’Italia.
Se non fosse che ho trovato la campagna alquanto imbarazzante e miserevole. Preceduta da un video lanciato sul canale YouTube di Horeca Channel dove la pizzaiola Teresa Iorio racconta in maniera abbastanza teatrale lo svolgersi degli eventi che hanno portato alla nascita della pizza, scadendo a mio parere in un volgare macchiettismo (con tanto di imitazione della regina che parlerebbe con accento piemontese terminando ogni frase con un “nè?”).
L’iniziativa è stata lanciata dal magazine Pizza&Core Collection, con tanto di profilo Instagram dedicato. L’intento era quello di coinvolgere pizzaioli in tutto il mondo che avrebbero dovuto ricondividere la foto con l’hashtag #margheritaday il giorno dell’anniversario, il 9 giugno (e anche qui ci troviamo di fronta a una contraddizione: finora la data dei festeggiamenti è stata l’11 giugno). Ma nonostante si sia annunciata la partecipazione di 300 pizzerie, non mi sembra ci sia stata una campagna di comunicazione massiccia (digitando l’hashtag su Google escono appena quattro risultati di testate minori). E lo stesso profilo che sarebbe deputato a condividere la celebrazione dei pizzaioli al momento conta appena una trentina di post ricondivisi (in generale, io ne ho contati una novantina sotto quell’hashtag pubblicati dal 9 giugno a oggi).
È vero che iniziative del genere non attecchiscono dall’oggi al domani, ma questa in particolare mi è sembrata l’equivalente di gettare un sassolino nell’oceano aspettando che generasse uno tsunami: è chiaro che le aspettative possano essere deluse. L’idea che mi faccio sempre di fronte a queste cosiddette “campagne social” è quella di un boomerismo di fondo legato all’incomprensione del mezzo e a quella mentalità che basti creare un hashtag per generare viralità.
Consoliamoci, però, perché se anche questa iniziativa è fallita miseramente, la pizza Margherita viene ormai celebrata da anni nella community di pizzaioli casalinghi che le ha dedicato non una, ma 52 giornate ogni anno con l’hashtag condiviso del #margheritamonday.
LETTURE INTERESSANTI
Qui e là dal web, ma non solo
In questo divertente articolo di Soranews24, un loro redattore giapponese va a Roma per scoprire come sia la pizza di Domino’s Italia… per poi scoprire che la catena ha chiuso e finire in un’autentica bottega di pizza al taglio romana chiamata con lo stesso nome.
Su The Spoon leggiamo di quattro lezioni da imparare sulla chiusura di Zume, la start-up californiana che provò a creare un business di pizza completamente robotizzato nella manifattura e nel delivery.
Sul sito della BBC scopriamo che Prezzo, una delle più grandi catene di ristoranti finto-italiani del Regno Unito, ha improvvisamente chiuso 46 location nel paese mettendo a rischio il lavoro di 810 persone. Il motivo è da ricercarsi nell’aumento dei costi per pizza e pasta dovuti all’inflazione. La catena aveva già subito una seria batosta durante la pandemia assieme ad altre in UK come Zizzi, Ask Italian, Pizza Express e Pizza Hut.
L’Independent ci racconta la storia di un immigrato indiano che è arrivato in Inghilterra senza conoscere una parola di inglese e ha cominciato a imparare i primi termini lavorando per Domino’s e leggendo i loro menù: dopo 16 anni è diventato titolare di un negozio del franchise tramite il programma Homegrown Heroes dell’azienda.
EVENTI E INCONTRI
Italia
Dal 15 al 18 giugno a Cardito (Caserta) si terrà il festival della Piazza Pizza.
Il 19 e 20 giugno a Firenze l’associazione Pizza & Peace organizzerà l’evento di beneficenza Pizza per l’Emilia-Romagna, per raccogliere fondi in favore degli artigiani della pizza che hanno subito danni e perdite a causa dell’alluvione.
Dal 30 giugno al 2 luglio a Omegna (Verbanio Cusio Ossola) si svolgerà il Pizza Festival.
E PER CHIUDERE CON UN QUESITO…
I graffiti sono arte o vandalismo? È la domanda che apre questo video che parla di un writer misterioso che a Westchester, nello stato di New York, si diverte a lasciare graffiti a tema pizza sulle pizzerie della contea. La linea di confine è naturalmente marcata dal fatto che il disegno sia autorizzato o meno. E anche le opinioni dei proprietati delle pizzerie colpite divergono.
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Grazie di aver letto fin qui.
Giuseppe A. D’Angelo: scrivo di pizza dal 2015 sul mio blog Pizza DIXIT e anche altrove. Dal 2021 conduco un podcast chiamato Che Pizza assieme al suo creatore Simon Cittati. Ho un gruppo Facebook chiamato Pizza Social. Nella vita mangio anche altro.