Marchette nel food: chi le denuncia e chi ti denuncia
Le intimidazioni a Franchino er Criminale e Romaffamata: una triste vicenda
DI COSA PARLIAMO
Querele e minacce agli youtuber che denunciano le marchette del food porn: quando la libertà d’espressione incontra la censura.
La farina di grillo is “the next big thing” o una moda che ha già rotto le scatole?
Le novità sulla pizza nel mondo e articoli interessanti trovati sul web.
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Se il titolo della newsletter non fosse stato abbastanza rivelatore, qui si parla di pizza a tutto tondo ma non solo: spaziamo nel regno del cibo con argomenti spesso anche trasversali. Come il bel pezzo di Simon Cittati qui in apertura, che racconta una vicenda abbastanza eclatante che vede protagonisti alcuni youtuber alle prese con tentativi di intimidazione e censura.
MARCHETTE E DENUNCE, OLTRE YOUTUBE: SI ARRIVERÀ IN TRIBUNALE?
di Simon Cittati
Dell’argomento “marchette” nell’ambito ristorazione si sta facendo un gran parlare, e noi stesso lo avevamo affrontato in una puntata di Che Pizza - Il podcast con uno dei principali responsabili della sensibilizzazione su questo fenomeno: lo youtuber romano Franchino Er Criminale.
Franchino non ci aveva nascosto di essere stato minacciato diverse volte di denuncia da parte dei responsabili delle attività menzionate nei suoi video della serie “Marchette Criminali”, in cui espone le deviazioni del sistema di promozione delle attività di ristorazione sui social, fatto di pubblicità spesso non dichiarata (o ben celata) e grosse discrepanze tra i prodotti mostrati sulle reti sociali e quelli effettivamente serviti ai consumatori. Il filone “Marchette Criminali” ha avuto, come tutti i video di Franchino in tema food, un successo immediato, e lo ha portato alle luci della ribalta nazionale facendolo arrivare persino sulle pagine del quotidiano La Repubblica, dove tiene una rubrica settimanale sulla ristorazione.
Sono nati anche altri canali YouTube dedicati alla causa, come quello dei ragazzi di Romaffamata, un “collettivo di persone che si sono rotte er c**** della narrazione tossica del cibo sui social” (cit.). Benedetti dallo stesso Franchino, hanno cominciato a raccontare, celandosi dietro maschere di animali, le storture della ristorazione tra food porn e pubblicità ingannevoli.
Il riscontro del pubblico di YouTube è stato ottimo anche nel loro caso, ma non hanno tardato ad arrivare le repliche dei proprietari di alcuni dei locali visitati, chiaramente indispettiti dal sentirsi chiamare in causa; e fin qui tutto normale. D’altronde sappiamo che le controversie scatenano sempre il pubblico dei social e generano tanto sano engagement. Ma la scorsa settimana le cose si sono fatte più serie: i ragazzi di Romaffamata hanno infatti comunicato di aver ricevuto una denuncia per diffamazione - e lo stesso Franchino ha confermato che anche lui era stato convocato dai Carabinieri dopo essere stato denunciato per lo stesso reato. E dico reato perché in Italia la diffamazione è punita dal codice penale (qui l’articolo esatto e un approfondimento) e quindi chiunque abbia deciso di procedere in questo modo contro Franchino e Romaffamata lo ha fatto in maniera molto seria, visto che la pena prevede persino la reclusione (ad oggi non si sa chi abbia sporto la denuncia, anche se Franchino ha promesso che ne renderà nota l'identità).
Lo stesso Franchino non ha mai fatto mistero (ne parla anche nella nostra intervista) di aver ricevuto numerose offerte di supporto finanziario e legale per casi come questi, ma i ragazzi di Romaffamata, che ancora non contano sulla stessa fanbase di Franchino, si sono trovati costretti ad aprire una campagna di raccolta fondi su GoFundMe per sostenere le spese legali.
Insomma, la vicenda si complica e si fa seria, e rischia di arrivare in tribunale.
La mia opinione personale? Il lavoro di Franchino e Romaffamata, per quanto non si possa essere d’accordo con alcuni lati della loro metodologia (il non mostrarsi mai in volto per i ragazzi di Romaffamata, ad esempio - anche se evidentemente qualcuno sa benissimo chi siano, visto che gli è stata recapitata la denuncia), sta portando comunque alla luce i lati oscuri di un sistema deviato in cui si mascherano da finte recensioni o “esperienze” quelle che sono vere e proprie pubblicità. Tra l’altro proprio grazie ai social media le attività coinvolte avrebbero un’ampia platea a cui rivolgersi per un sacrosanto diritto di replica, cosa che invece mi sembra puntualmente non succedere - e sono sicuro che un ristoratore in buona fede non avrebbe problemi a confutare le tesi di Franchino & Co., o magari invitarli per una contro-prova. Evidentemente però gli interessi in gioco non sono irrilevanti, ed ecco così che si è deciso di arrivare alle vie legali - con una mossa che sa tanto di censura - non potendo dimostrare che i loro critici sono nel torto, provano a silenziarli. Come direbbe proprio Franchino, NCSP: “non ci siamo proprio”.
Il tema del food porn non è nuovo nel nostro podcast: lo abbiamo trattato esprimendo il nostro punto di vista nella seconda puntata della terza stagione, intitolata “Food porn, pizza e cultura tossica del cibo: parliamone!”
LA FARINA DI GRILLO HA GIÀ ROTTO LE PALLINE (D’IMPASTO)
Sembrava quasi che tutti stessero aspettando la direttiva europea per produrre impasti di pizza e pane a base di farina di grillo. E sarebbe un bene: da tempo si studia l’alimentazione a base di insetti, grazie al loro alto valore proteico, come alternativa sostenibile agli allevamenti di carne. Nel mondo dei panificati la sostituzione non è così immediata, perché le farine d’insetto non contengono glutine; ma un’aggiunta in percentuale ne riduce la quantità - rendendo quindi la pizza più accessibile a chi ha lievi intolleranze - aumentandone al contempo il valore nutrizionale. Per non parlare di un consumo più ridotto di farina di grano, con tutti i vantaggi che questo comporterebbe in termini di deforestazione, siccità, approviggionamento e dipendenza alimentare (la guerra in Ucraina ci ha insegnato molto).
Pro e contro dell’utilizzo di questo tipo di farina negli impasti ce li ha spiegati il sempre ottimo Salvatore Farina in un suo video di qualche settimana fa.
Ultimamente se ne fa un gran parlare. La mia impressione, però, è che al momento citare la farina di grillo nel proprio menù (o nel titolo di un articolo) sembra più un modo per fare clickbait che il frutto di una ricerca vera e propria. Se a questo si aggiunge che attualmente i costi sono spropositati (sui 60€ al chilo), a causa del limitato numero di produttori, si capisce subito che, almeno nel mercato occidentale, parliamo ancora di un ingrediente del futuro, e non del presente.
Ben prima della direttiva europea, però, c’era già chi nel nostro continente allevava con successo insetti da destinare all’utilizzo sulla pizza. Tiziana Di Costanzo è una cuoca e imprenditrice, fondatrice della startup Horizon Insects a Londra, con cui si dedica proprio alla ricerca sugli insetti edibili che ha preso sempre più piede in vari paesi d’Europa negli ultimi anni. Questo articolo racconta bene il suo lavoro, e come si inserisce nel panorama globale della ricerca. Abbiamo provato a contattare la startup per ottenere un’intervista con Tiziana, ma al momento non abbiamo ottenuto risposta. Continueremo a farlo, perché è un argomento che ci interessa molto e ci piacerebbe portarla nel nostro podcast.
Sorvolo invece sugli insulti ricevuti per la propria sperimentazione dallo chef Enrico Murdocco e le minacce al pizzaiolo Pino Rosa, o sui complotti dei “potentati economici stranieri all’attacco delle eccellenze tradizionali italiane” dell’Assipan. Ignoranza e chiusura mentale sono sempre un blend perfetto per la stupidità.
LA PIZZA FA NOTIZIA
Selezione di news sulla pizza dall’Italia e dal mondo
Il gruppo Pizzium prevede un’espansione con 15 punti vendita tra nord e centro Italia (Nanni Arbellini ce lo aveva anticipato nella nostra intervista dello scorso novembre).
Gordon Ramsay acquisisce Pizza East, storica pizzeria di Shoreditch a Londra che ha chiuso i battenti il mese scorso dopo 14 anni di attività. A quanto pare i piani sono quelli di farla diventare parte della sua catena di pizza all-you-can-eat Street Pizza. Non ho una particolare simpatia per lo chef di Hell’s Kitchen, ma dopo aver letto questo articolo la curiosità di provare la pizza di questa catena un po’ mi è venuta.
Ricordi l’articolo di Bloomberg sui costi della pizza dovuti all’inflazione in Italia? Ebbene, sembra che in Spagna il prezzo di una pizza sia incrementato di 5 volte rispetto al salario medio.
Un ristoratore di Dubai si fa scrivere la ricetta per una nuova pizza dall’intelligenza artificiale di ChatGPT… poi però la ritocca un po’. Un’ulteriore prova che i tool di IA, se utilizzati bene, non mettono a rischio il nostro lavoro ma ce lo semplificano (un argomento dibattuto ormai da mesi nelle community di creativi).
Dopo 70 anni di attività, chiude Lenny’s Pizza, la pizzeria di Staten Island, a New York, resa celebre da una scena de La Febbre del Sabato Sera.
LETTURE INTERESSANTI
Qui e là dal web, ma non solo
La famosa campagna di Mikhail Gorbaciov su Pizza Hut vista nel quadro della situazione politica sovietica dell’epoca.
Il ristorante più antico di North End Street, la Little Italy di Boston, è proprio una pizzeria, e ancora oggi serve solo pizza e nient’altro.
Corrado spiega la ricetta della pizza a Gene Hackman ai Telegatti del 1993. La ricetta è un disastro, ma a Corrado gli si perdonava di tutto.
E PER CHIUDERE IN LEGGEREZZA…
“L’uomo che paga per diventare una pizza”, un video della rete televisiva britannica Channel 4. È chiaramente uno sketch comico pubblicitario di Domino’s, anche se il dubbio che sia una cosa seria ogni tanto ti viene. Comunque mille volte meglio della campagna di Heinz della pizza al ketchup, di cui ho deliberatamente evitato di parlare.
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Grazie di aver letto fin qui.
Giuseppe A. D’Angelo: scrivo di pizza dal 2015 sul mio blog Pizza DIXIT. Dal 2021 conduco un podcast chiamato Che Pizza assieme al suo creatore Simon Cittati. Ho un gruppo Facebook chiamato Pizza Social. Nella vita mangio anche altro.
Sì, però... RamsAy, non RamsEy