Di cosa parliamo in questo numero:
Dai distributori automatici ai pod per la consegna, i robot domineranno il mondo della pizza?
Il talk di apertura della Città della Pizza
Letture e notizie dal mondo
La newsletter Butter she wrote
Il pizza elevator, invenzione pandemica
Ciao sono Peppe, e stamattina è stato tristissimo svegliarsi con la notizia della morte di Matthew Perry, alias Chandler di Friends. “Insegna agli angeli a flirtare con le fattorine della pizza”.
“HO VISTO COSE CHE VOI UMANI NON POTETE NEANCHE IMMAGINARE…”
In principio erano i distributori di pizza. Oggi ancora rimaniamo interdetti, incuriositi e anche inorriditi quando ne vediamo uno nel nostro paese. Un paio di anni fa tutti caddero nella trappola del distributore di pizza installato a Roma che sfornava piadine croccanti alquanto discutibili. Bastava ignorarlo, eppure l’azienda che lo produceva avrà fatto più soldi con gli influencer che hanno voluto riprendere questa bizzarria per poi parlare male della pizza, che con i clienti reali.
Eppure è strano che siamo ancora attirati da una novità di questo tipo, quando il primo distributore di pizza in Italia venne installato nel 2010 nell’aeroporto di Orio al Serio. O meglio, il primo di cui mi ricordi che fece notizia nel nostro paese: stando ai commenti del video qui sotto altri distributori del genere avevano già fatto la loro comparsa altrove nel mondo. Il brand Let’s Pizza¹ era (ed è tuttora) prodotto dalla Yay Food Technologies Ltd con sede a Dubai, e distribuito dalla italiana Cibo srl di Bolzano.
I distributori auotomatici di pizza sono una realtà globale da oltre un decennio e una presenza costante all’interno delle fiere B2B del settore. Il loro mercato ha forte prospettiva di crescita, con numerose aziende (soprattutto cinesi) che producono i macchinari. In Europa, l’Italia è uno dei mercati di riferimento per la vendita e distribuzione delle pizza vending machine³. Eppure continuano a suscitare un’enorme curiosità nel nostro panorama: basta digitare le parole chiave su YouTube per vedere la quantità enorme di contenuti prodotti dai creator sul tema.
Dai distributori alla pizzeria totalmente automatizzata il passo è stato piuttosto breve. Pazzi è la pizzeria di Parigi resa celebre un paio d’anni fa in Italia da un video virale di Piero Armenti de Il mio viaggio a New York, visto 74 milioni di volte⁴. Un progetto futuristico la cui ingegneria è però basata sulla consulenza di Thierry Graffagnino, pizzaiolo francese tre volte campione del mondo. Il titolare della società vanta una esa di 80 pizza all’ora (anche se a giudicare dal video di Armenti non sembra essere così veloce).
Un esperimento di robotica di questo tipo era già stato tentato in precedenza, ma con un approccio tutto particolare: la startup californiana Zume, fondata nel 2015, raccolse quasi 500 milioni di dollari per finanziare il progetto di una pizza realizzata quasi interamente da braccia robotiche. La particolarità è che, dopo una prima fase di preparazione automatizzata, la pizza veniva ultimata in cottura all’interno dei furgoni per la consegna, per farla arrivare quanto più fresca possibile. Ma l’innovazione tecnologica non ha saputo risolvere difficoltà tanto elementari quanto complesse come la gestione degli ingredienti all’interno di un veicolo in movimento, cosa che ha portato a disastri annunciati. La startup, dopo un primo tentativo di fare pivot nel mercato del packaging sostenibile, ha dichiarato il fallimento proprio pochi mesi fa.
La robotica è entrata anche nel settore consegne. Da tempo Domino’s sta sperimentando la consegna in diversi tipi di veicoli: da piccoli robot a quattro ruote, a pod, ad auto a guida automatica vere e proprie. Non è l’unica azienda che si è lanciata nel settore: Doordash, la più grande compagnia di food delivery negli Stati Uniti, sta sperimentando da anni la consegna sulle brevi distanze a bordo di piccoli robot a sei ruote, e non è l’unica. Ma Domino’s è andata oltre, tentando anche le consegne via area tramite drone: dal suo primo test in Nuova Zelanda, nel 2016, continua ancora oggi con gli esperimenti⁵. Anche se sembra improbabile che vedremo mai questo genere di consegne diventare una prassi quotidiana, a causa delle stringenti regolamentazioni sul traffico aereo.
Che futuro ci aspetta? Abbiamo già visto quest’anno numerosi casi di ricette di pizza scritte dall’intelligenza artificiale generativa (ChatGPT per intenderci), con esperimenti fatti da ristoratori indipendenti e catene. Anche in quel caso, però, c’è sempre stato un intevento di modifica della ricetta da parte dello chef. A ben vedere, si tratta di un minimo comune denominatore: l’azione umana non viene quasi mai esclusa del tutto. Ed è molto improbabile che in un settore come questo che, soprattutto negli ultimi anni, sta rivalutando sempre più il valore del prodotto artigianale, si possa assistere alla scomparsa di determinate figure professionali.
¹ https://www.letspizza.com/about-us
² https://www.benzinga.com/pressreleases/23/10/35078749/pizza-vending-machine-market-size-share-analysis-report-2023-2030
³ https://www.linkedin.com/pulse/2023-2030-pizza-vending-machine-market/
⁴ https://www.facebook.com/watch/?v=196078902658942
⁵ https://www.dominos.co.nz/landing-pages/domino-s-drone-delivery-faqs
⁶ https://www.bbc.com/news/business-46483178
Come ho spiegato nella newsletter della settimana scorsa, ho deciso di abolire tutti i link ipertestuali. Ti lascio però l’url delle fonti per permetterti di incollarli nel tuo browser nel caso tu abbia bisogno di un approfondimento.
PARLARE DI PODCAST E NEWSLETTER ALLA CITTÀ DELLA PIZZA
Sono stato molto contento di essere stato invitato al talk di apertura della Città della Pizza intitolato “Come raccontare la pizza, tra guide e podcast”. Ho condiviso il palco con Luciano Pignataro di 50 Top Pizza, Pina Sozio del Gambero Rosso e Antonio Fucito di Dissapore/Garage Pizza. Moderati da Luciana Squadrilli (sempre sul pezzo), abbiamo avuto un ottimo confronto nel discutere dei format di comunicazione più affermati nel giornalismo ed editoria gastonomici, come guide e classifiche; e quelli che invece sembrano fare parte di una nuova generazione narrativa, come per l’appunto podcast e newsletter come questa… ma che a conti fatti sono dei media che sono stati riscoperti e stanno vivendo un rinascimento dopo oltre un ventennio di storia.



Abbiamo parlato di engagement, nicchie di lettori, autorevolezza e, naturalmente, anche monetizzazione. E la conclusione mi è sembrata univoca: cambiano i formati, il modo di interagire con il proprio pubblico si evolve, ma la comunicazione e i contenuti di qualità restano essenziali per non perdersi in una giungla di inutile rumore.
LA PUNTATA DELLA SETTIMANA DI CHE PIZZA - IL PODCAST
O meglio, le puntate, visto che questa newsletter ha mancato di uscire lo scorso weekend.
Dopo la puntata con Roberta Esposito, in cui tra le altre cose si parlava anche di come venivano considerate le donne pizzaiole che gestivano un’attività, un’ascoltatrice del podcast, Simona Della Valle, ci ha contattati per raccontarci la sua esperiena. Simona è una vecchia amica del podcast, e dopo uno scambio di messaggi siamo andati a trovarla a Caserta nella pizzeria dove lavora. La puntata ha acceso anche un interessante dibattito nel gruppo Telegram di Che Pizza Podcast.
La settimana dopo abbiamo incontrato Marco Quintili alla Città della Pizza di Roma. Con lui abbiamo parlato di come si crea da zero una piccola catena di pizzerie artigianali a gestione diretta (Marco possiede sei locali tra Roma e Napoli), ma anche del suo lavoro con le farine pregerminate. Anche questa puntata è stata generatrice di lunghe conversazioni all’interno del gruppo.
COSÌ TANTI ARTICOLI, COSÌ POCO TEMPO…
Letture e notizie interessanti qui e là dal web, ma non solo
Il pizzaiolo francese Benoit Bunuel ha conquistato per la seconda volta il Guinness dei Primati per il maggior numero di formaggi sulla pizza: 1001 in totale - Redazione Gambero Rosso
Big Mamma, il gruppo francese di pizzerie e ristorazione italiana, arriva anche a Milano con il locale Gloria, che aprirà a Brera - Martina Di Iorio, Cibo Today
Apre al Bosco di Capodimonte a Napoli una pizzeria nel Giardino Torre, dove è stato ripristinato l’antico forno per pizza voluto da Ferdinando di Borbone: sarà aperta solo i weekend a pranzo su prenotazione - Pierluigi Frattasi, Fanpage
Il Re Carlo apre una pizzeria per i visitatori del castello di Balmoral, la residenza reale in Scozia. Tra le pizze proposte nel menù, una con pollo, bacon e haggis - Olivia Christie, Daily Mail
In Giappone, Pizza Hut vuole convincere gli abitanti del Kansai che la pizza è da considerarsi konamon, ovvero alimento a base di farina al pari di okonomiyaki e takoyaki. Ma quelli di Osaka non ci stanno - SoraNews24
NEWSLETTER E CIBO
L’ultima newsletter gastronomica arrivata qui su Substack è quella di Elisa millefogli.e intitolata Butter, she wrote. Mi aveva intrigato sin dal suo “debutto in società” con un numero zero che era una dichiarazione di intenti: una newsletter con una sorta di menù mensile incentrato su un singolo argomento, da cui si sarebbero poi dipanati consigli di lettura e traduzioni di articoli gastronomici. Il primo numero è sato tutto dedicato alla sceneggiatrice e regista cinematografica Nora Ephron, ed è stato ben al di sopra delle mie aspettative. Tra l’altro decorato da una grafica bellissima.
Unica pecca: la newsletter esce solo una volta al mese. Mi auspico per il futuro una frequenza maggiore. Intanto ora è tra le mie raccomandate.
E PER CHIUDERE CON NOSTALGIA…
La nostalgia è quella del lockdown, riportata in un articolo di Rivista Studio: al netto della tragedia globale che abbiamo vissuto in quel periodo, mi riconosco in quel gruppo di persone che ricorda il nostro periodo di clausura proprio con una certa nostalgia. C’è da dire, però, che come spesso accade la mente conserva spesso i ricordi positivi del passato: anche per me, sotto altri punti di vista, non è stato per niente facile, e se oggi posso ricordarne i lati più piacevoli, non rivivrei certamente quelli meno gradevoli.
Detto questo, l’aggancio mi dà modo di introdurre il video della settimana: quello del pizza elevator. Un’invenzione artigianale che serviva appunto per farsi consegnare la pizza senza avere contatti con altri esseri umani. Certo è che non è niente da considerarsi eccezionale, se a Napoli per queste cose abbiamo sempre avuto il panaro…
Ehi, ehi, ehi, non andare via! Se ti è piaciuta la newsletter lascia un cuoricino. Se non ti è piaciuta, scrivimi nei commenti perché. Vabbe’, fallo anche se ti è piaciuta. No, davvero, ci tengo: non tenerti tutto dentro per te, questi pezzi li condivido anche per sapere cosa ne pensi. E se hai amici appassionati di pizza fagliela conoscere cliccando sul pulsantino qui sotto.
Questa newsletter vuole anche essere un progetto collettivo. Se ti va di partecipare con un contributo scrivi pure a info@pizzadixit.com (e magari lascia anche un commento qui sotto, così sicuro non mi perdo la mail).
Grazie di aver letto fin qui.
Giuseppe A. D’Angelo: scrivo di pizza dal 2015 sul mio blog Pizza DIXIT e anche altrove. Dal 2021 conduco un podcast chiamato Che Pizza assieme al suo creatore Simon Cittati. Ho un gruppo Facebook chiamato Pizza Social. Nella vita mangio anche altro.